Vi prego, il complotto no

Ora che ho finito gli esami del primo semestre, ora che sono in vacanza, fatemi dire due cose sul caso del momento: gli italiani momentaneamente all’estero per motivi di studio (su tutti il progetto Erasmus) che non potranno votare alle prossime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio. Secondo le disposizioni del Decreto del Presidente della Repubblica numero 226 del 22 dicembre 2012, infatti, alle prossime elezioni potranno votare all’estero i cittadini italiani appartenenti alle forze armate e di polizia impegnati in missioni internazionali, i dipendenti di amministrazioni dello Stato temporaneamente fuori dal Paese e professori e ricercatori in trasferta, tutti per motivi di servizio. Gli studenti, invece, potranno esercitare il loro diritto solo se iscritti all’Aire – Anagrafe Italiani Residenti all’Estero. Ma l’iscrizione è possibile se la residenza copre periodi superiori ai dodici mesi. Periodo che nessun studente Erasmus trascorre solitamente lontano dal proprio paese. Quindi, ad oggi, o ci compriamo un biglietto a/r per il Bel Paese, oppure non potremo votare. Questa la storia, in soldoni.

In questi giorni d’inchiostro sul tema se ne è utilizzato molto, a mio avviso troppo. Ne sprecherò un po’ anch’io, per par condicio.

Il primo articolo sull’argomento che mi trovo sotto mano è questo di Valerio Valentini pubblicato su byblu.com il 16 gennaio. Dopo averci spiegato come stanno le cose, il Valentini afferma perentorio: “È chiaro, allora, che quella di impedire il voto degli studenti impegnati nelle università straniere è una scelta consapevole e reiterata.”. Un ragazzo, evidentemente un fine analista politico ed esperto di flussi elettorali, commenta rincarando la dose: “E’ normale!!!! Sono i giovani che potrebbero pericolosamente votare 5stelle e rimandare definitivamente questi zombie nelle loro catacombe.”. Un complotto insomma, non c’è dubbio.

M’imbatto poi su un gruppo Facebook creato da alcuni studenti Erasmus sparsi per l’Europa par far sentire la propria voce e darla a tutti coloro che “la legge italiana esclude dal diritto di voto”. “Ogni studente italiano che non potrà andare a votare rappresenta l’ennesima ferita alla nostra democrazia” continuano, “l’invito è quello che ognuno esprima il proprio pensiero in modo pacato, condivida con gli altri possibili informazioni utili ed inviti tutti gli altri studenti italiani all’estero che conosce a partecipare. Facciamo vedere quanto siamo numerosi!” concludono.

Alessandra Carucci (da Darmstadt, Hessen) ha l’idea del secolo e pensa bene di postarla nella bacheca del suddetto gruppo: “Ragazzi come dicevo a una mia omonima Alessandra ho scritto alla Littizzetto! Ho notato che ultimamente i comici vengono ascoltati più dei politici e seguiti più dei giornali…magari funziona!! ;)”. Funzionerà di sicuro. Fortuna che c’è Alessandra che è viva e lotta insieme a noi.

Nicola Pansera (da Siviglia) invece si complimenta con i creatori del gruppo per poi iscriversi anche lui al ‘festival del complotto’: “Per fortuna c’è chi si è preso a cuore la situazione degli studenti Erasmus. L’Unione Europea infatti, onde evitare che situazioni del genere si possano ripetere in futuro, ha deciso di tagliare i fondi al progetto Erasmus.”. “Dove finiremo?” conclude apocalittico.

Salviamo l’Erasmus – Un mio vecchio articolo in difesa del progetto Erasmus

Sul gruppo vengono raccolti anche gli articoli dei maggiori quotidiani nazionali (per altro prescindibili) e post di vari blog e testate online.
Sul web potrete trovare anche alcuni video sul tema: alcuni imbarazzanti (come questo), altri simpatici, come questo qui di seguito.

Ora, lungi da me l’idea che mobilitarsi affinché venga rispettato un nostro diritto – sancito all’Art. 48 della nostra Costituzione – sia qualcosa da condannare o qualcosa di inutile. Credo però che le teorie complottiste c’entrino poco o niente con questa storia. Ci troviamo semplicemente davanti alle solite cose fatte ‘all’italiana’, ad una classe politica inadatta e ad un governo di tecnici sulla stessa lunghezza d’onda.
Non mi stupirei infatti se buona parte di questi figuri non sappia cosa sia il progetto Erasmus – o altri progetti europei simili.
La sola notizia circolata nelle ultime ore, secondo la quale una possibile soluzione al problema potrebbe essere un rimborso di circa il 70% del viaggio di rientro in Italia per votare, confermerebbe la mia tesi.

Ma adesso è arrivato il momento dell’autocritica. O forse no.
Era ottobre, pieno clima elettorale pre-presidenziali americane, ed io ed il buon Giovanni (anche lui qui a Lisbona in Erasmus) parlavamo di primarie del centro-sinistra e delle politiche che si sarebbero tenute nel 2013. Ci aspettavamo, quasi pretendevamo di votare alla primarie dall’estero; ma allo stesso tempo eravamo consapevoli che non avremmo potuto votare in primavera (sì, al tempo non si pensava che B. avesse fatto una delle sue porcate).

La domanda che mi son posto in questi giorni è quindi la seguente: è normale che mi fossi rassegnato (e forse lo sono tuttora) all’idea di non poter votare, tant’è che valutavo se tornare in Italia o meno solo per la tornata elettorale? Sono così vecchio dentro? Può essere.
Però lasciatemi nutrire qualche perplessità su tutti quei ragazzi che scoprono a metà gennaio che non potranno votare, e che si dicono indignati. Dov’erano qualche mese fa?
Non ci si può interessare res publica a giorni, anzi mesi alterni. Troppo facile ragazzi.

Detto questo, è innegabile che il non poter votare dall’estero costituisce un vulnus democratico (e qui mi inimico Beppe Severgnini) per il nostro pease. In quasi tutte le democrazie occidentali funziona diversamente e votare dall’estero, anche se si è semplicemente in vacanza, è un gioco da ragazzi. Satu, una mia amica finlandese, è stata chiamata a rieleggere il Consiglio Comunale di Helsinki il 28 ottobre scorso. Le chiedo di spiegarmi come funzionava: “the voting ticket was sent to my home in Finland, and my dad took it with him when he came visiting, then we went to the embassy to vote. By the way, you don’t actually need the ticket, just your ID”.

Quanto è durata la cosa? “It was very fast, there was no one there at the time so I’d say less than 10 min”. Perché sia chiaro, nessuno prentende il seggio sotto casa. Se mi dicono di andare in ambasciata ci vado senza problemi, e sto in fila anche quattro ore. Poi ovvio ci sarà il classico italiano che si lamenterà, definendosi ‘indignato’ nell’aspettare tutto quel tempo. Ma io non appartengo a quella categoria, per fortuna.

Un’altra ragazza, Jenny, mi spiega come ha votato per le presidenziali americane dello scorso novembre: “Voting was very easy for me; it took less than 30 minutes. All I had to do was print the ballot, fill it out, and fax or mail it to the address of my city of residence (California). They even sent instructions to my email address with a reminder to vote and resources. The only thing is that it isn’t an anonymous vote like the others.”.
Semplice, veloce. Basterebbe copiare dagli altri. Da chi sa fare meglio di noi.

Se volete, potete firmare questa petizione al Ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri per chiedere di garantire il diritto di voto agli Studenti Erasmus e agli italiani temporaneamente all’estero. Sappiate però anche che Cancellieri venerdì ha dichiarato: “Purtroppo non potranno andare al voto perché proprio tecnicamente non è possibile, in quanto per potere essere elettori bisogna essere iscritti nelle liste elettorali dell’Aire e non sono previste per chi sta all’estero da meno di un anno. E poi non ci sono i tempi tecnici per istituire delle liste elettorali. Ci vorrebbe una legge ad hoc che non è mai stata fatta”.
Forse occorrerebbe spiegare al Ministro che ci vorrebbe una legge ad hoc solo perché non si è ha avuto l’attenzione di includere la nostra categoria nel decreto dello scorso 22 dicembre.

Intanto però Monti – vecchia volpe, politico navigato ormai – spinge affinché si possa trovare una soluzione. Domani (22 gennaio), presumibilmente dopo il Consiglio dei Ministri, avremo una risposta.

Nell’attesa, vi lascio con questa perla assoluta di Matteo Bordone su Instagram (da notare la didascalia, non la foto, ovviamente).

Bordone su diritto di voto per Erasmus